Coriandoli

Già la Disney aveva intuito la potenza di un campione dell’evoluzione come il virus prima che Telmo Pievani e i biologi evoluzionisti ce lo ricordassero sulle pagine dei giornali.

Bellissima la scena del duello di magia tra Merlino e Magò nel film “La spada nella roccia” che tra l’altro mostra ai bambini la differenza tra il gioco corretto e il gioco sporco e come Merlino riesca comunque a vincere con la conoscenza e un po’ di malizia.

Le dimensioni piccole sono controbilanciate da grandi numeri.

Passando in Piazza Leonardo da Vinci all’ultima sessione di laurea sono stato impressionato dalla quantità di coriandoli di plastica impiegati per “rendere la festa indimenticabile” come recita la pubblicità.

Ironico no? E’ proprio il caso di dirlo: INDIMENTICABILE. Quella plastica infatti, già ridotta in piccoli frammenti che sembrano fatti apposta per creare difficoltà di raccolta, rimarrá per centinaia d’anni nella terra del prato davanti all’università.

L’uso di questi coriandoli è tanto più assurdo da parte di chi ha concluso un ciclo di studi superiori che dovrebbero aiutare a leggere la sfida ecologica dell’umanità.

I coriandoli sono un’invenzione tutta milanese. Nacquero infatti grazie a Enrico Mangili di Crescenzago, proprietario di una stamperia di tessuti. Nel 1875 ebbe un’idea geniale: visto che i fogli usati come lettiere per i bachi da seta venivano bucati, generando dei dischetti di scarto, Mangili iniziò a commercializzarli in occasione del Carnevale, al posto dei tradizionali confetti o semi di coriandolo (ringrazio per la fonte l’ottimo Almanacco milanese, Meravigli edizioni)

I coriandoli di plastica, come i virus dell’influenza, hanno la loro stagionalità, con il picco di diffusione a Carnevale. Alcuni Comuni hanno iniziato a vietarli. Capofila Venezia che ha emesso un’ordinanza che li vieta.

Poi nel 2020 e 2021 qualcosa di ancora più piccolo e più dannoso all’uomo ha reso per due anni superflua questa lungimirante decisione. Speriamo che il Comune di Milano non dimentichi il buon esempio di Venezia e di tanti altri comuni e vieti l’uso di queste micro-plastiche.

Se vuoi rimanere aggiornato sulle uscite del blog, circa una al mese, guarda qua.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.