5 film di Céline Sciamma

Tomboy (2011), Diamante nero (2014), La mia vita da zucchina (2016), Ritratto della giovane in fiamme (2019), Petite Maman (2021).

Céline Sciamma ha fiducia nelle immagini. Certo, fa cinema, altrimenti farebbe altro. Ha fiducia in particolare nel loro potere di evocare archetipi e gli archetipi hanno sfumature diverse in ognuno di noi. Quando una battuta può essere sostituita da uno sguardo Céline non esita a lasciare che parli quest’ultimo. E i suoi film sono pieni di sguardi e immagini bellissime. Le luci, i suoni, i costumi, i corpi degli attori sono studiati per farci immergere in una storia dell’anima. I dialoghi sono ridotti all’essenziale ma non per questo la sceneggiatura rimane nella vaghezza. La comunicazione si staglia precisa e fa risaltare il soggetto che parla e colui che ascolta. Non è un caso che i bambini sono soggetti molto amati: impegnati, attenti, seri nel porsi domande, vogliono capire, vogliono amare.

Nel film Petite maman protagonista è una bambina che va con i genitori a svuotare la casa dell’amata nonna materna, morta da poco. Lì sua madre sparisce per un po’ senza lasciare spiegazioni e il padre è indaffarato in faccende pratiche; la bambina è sola. D’altronde lo è anche nelle scene in cui è in compagnia dei suoi genitori: non ho visto un solo gesto di vero ascolto o complicità con la figlia. Le mura della casa hanno tonalità dai colori tenui ma chiudono lo sguardo, in opposizione all’apertura e alla vita del bosco. La bambina esce e nella natura autunnale trova un’amica che le somiglia come una goccia d’acqua e vive in una casa identica alla sua. Si immagina che sia sua madre quando aveva la sua stessa età, otto anni. Insieme a lei riesce a confidarsi e a divertirsi e le riprese su quest’infanzia, che potrebbe essere negli anni ‘50 oppure oggi, sono il frutto di un lavoro che ci restituisce un’infanzia più vera del vero. Il film è tutto giocato sull’ambiguità dell’esistenza reale o meno di questa amica, mi ha preso un senso di incertezza tra realtà e verità, un sottile senso di disorientamento. L’unica musica, liberatoria, è nella scena finale del film, nella quale le bambine esplorano un luogo speciale, e si intitola Musica del futuro.

Nel film Tom boy la protagonista è una ragazzina di undici anni che durante le vacanze estive si trasferisce in un’altra città insieme ai suoi genitori e alla sorellina di qualche anno più piccola. E’ nell’età che precede la pubertà e ha i tratti mascolini nella capigliatura, nei vestiti e negli atteggiamenti a dispetto di un abbozzo di seno che cerca di nascondere sotto la maglietta. La sua coetanea e vicina di casa, al primo incontro la saluta usando il maschile e lei decide di cogliere l’opportunità e vivere come un maschio nel gruppo dei ragazzini del cortile. Coi bambini gioca a calcio e fa la lotta ma nello stesso tempo vive la complicità con la sua nuova amica, compresa qualche prima tenerezza.

Ma la scuola inizia nel giro di poco e sull’elenco dell’unica classe non compare il nome con cui si è presentata. Inizia un dramma che non invidiamo alla protagonista ma che porterà la verità a venire a galla, sia in lei che in famiglia e con i nuovi amici. Forse la nuova amica sarà in grado di vedere che, come la pelle di Dio non ha colore, il cuore dell’uomo ha mille sfumature molto più importanti della distinzione maschio-femmina.

Nel film Diamante nero, traduzione troppo libera di La bande des filles, la protagonista è una giovane dalla pelle nera che vive con la madre, due sorelle più piccole e un fratello più grande in un sobborgo alla periferia di Parigi. La prima scena è a scuola: una prof. che non vediamo le dice che a causa dei suoi risultati ancora una volta carenti dovrà frequentare un indirizzo professionale come l’estetista, con relativo tirocinio di avviamento al lavoro. Lei non ci sta. E’ un copione già scritto che non calza alla ragazza a cui manca tutto ma non il senso profondo del valore della vita. Esce arrabbiata e viene notata da tre ragazze vestite in giubbotto di pelle e dai modi più liberi. Inizia un periodo in loro compagnia, periodo di ribellione effimera ma che nel presente trova sufficiente ragion d’essere. Cos’ha da perdere? Una vita di schiavitù sul lavoro come a casa dove, in mancanza del padre o di un marito, il fratello maggiore, che passa tutto il tempo sui videogiochi, si fa interprete del ruolo di custode del patriarcato.

E’ una realtà dura dove per farsi rispettare bisogna picchiare più duro di chi ha bisogno di fare lo stesso con te. Non abbassare la testa la obbliga a lasciare il quartiere in una situazione di vita ancora più precaria e dura ma la protagonista non perde mai il rispetto per se stessa e ispira per questo il rispetto delle altre persone. Forse ce la farà; è a un varco, come noi tutti spettatori siamo in fondo ogni giorno.

Nel film Ritratto di una giovane in fiamme la storia è ambientata nel 1700 su una bellissima isola della Bretagna: a una giovane pittrice viene commissionato il ritratto di una giovane nobildonna che in seguito alla morte della sorella maggiore, è fatta uscire dal convento per andare in sposa a uno sconosciuto di Milano. Nei giorni in cui la pittrice osserva intensamente il suo soggetto per meglio ritrarla anche la giovane che deve essere ritratta partecipa dello stesso sguardo, l’occhio che guarda è anche guardato.

La scoperta reciproca profonda dà vita a un’alchimia che porta le due donne a incontrarsi come mai hanno incontrato nessuno e porta all’amore. Quando la contessa madre va via per qualche giorno non c’è più nessuna presenza a ricordare di perpetrare i rigidi ruoli sociali e le due giovani scoprono il loro amore e lo vivono. Vivono anche l’amicizia con la ragazza a servizio che proprio in quei giorni affronta un aborto per una gravidanza non desiderata. Man mano che si avvicina il ritorno della madre le tre donne sono sempre più consapevoli dell’importanza per la loro vita di questo sodalizio giovanile e amoroso.

E qui entra senza far rumore una riflessione sull’arte. Non è arte il ritratto di maniera che deve convincere un futuro sposo lontano della bellezza e della moralità della donna ma la rappresentazione del vero. Non solo del male ma anche e soprattutto del sommo bene che si può sperimentare nella vita e che l’arte aiuta a ricordare e ad averne nostalgia. Nella pittura come nella musica, che farà riaffiorare in tutta la sua intensità il ricordo di quei giorni alla contessa, giunta ormai a Milano.

Emblematico è l’episodio in cui le ragazze leggono il mito di Orfeo che all’ultimo si volta per guardare Euridice contro le prescrizioni del Dio, e quindi la perde.

Orfeo è così stupido da voltarsi proprio quando può coronare il suo sogno? – si chiede la ragazza a servizio. O sarà che cerca il ricordo più della realtà, come suggerisce la pittrice. O ancora è Euridice che non se la sente di cambiare mondo e chiede a Orfeo di voltarsi? Ognuna delle ragazze ne dà una lettura diversa proprio come noi spettatori vediamo film diversi davanti alla stessa pellicola.

Per finire, nel film La mia vita da zucchina di cui Céline Sciamma scrive la sceneggiatura, l’autrice si misura forse con l’argomento più delicato. Un bambino finisce in un istituto per quelli che non possono vivere in famiglia per problemi di alcol, droga o violenza. Nonostante il personale dell’istituto sia affettuoso e salvifico rispetto alla realtà familiare è straziante la nostalgia di una mamma e un papà tutti per sé. Nostalgia che prende le forme di mille disturbi e che non deve essere ammessa perché è troppo grande.

La vita però è un fluido che, nei bambini specialmente, preme e si infiltra in tutte le fessure e fa fiorire la tenerezza, l’amicizia e la solidarietà. Come al solito Céline Sciamma vede e vuole mostrare sempre dei soggetti integri e li tratta con grande sensibilità e la leggerezza che un film di animazione per bambini richiede, senza mai cedere alla banalizzazione dei sentimenti. Mi ricorda un capolavoro dei fumetti sullo stesso tema che consiglio a tutti: Sunny di Taiyo Matsumoto.
Grazie Céline per questi film!

— Se vuoi rimanere aggiornato sulle uscite del blog guarda qui. —

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.