I giardini del Gran Khan Milàn

gengis khan

Favola senza tempo su come il verde pubblico cede all’avidità privata.

Un giorno il Gran Khan partì per un lungo viaggio e affidò la gestione dei suoi parchi ai suoi amministratori. Salendo a cavallo disse: “Voglio che la mia terra sia governata nell’interesse del mio popolo.” Non aggiunse altro.

Ogni anno gli amministratori del Gran Khan salvavano metà delle aree verdi dalle mire dei costruttori.
L’altra metà veniva edificata.

Col passare del tempo, dei bei parchi del Gran Khan, rimase la metà, poi la metà della metà, e poi la metà della metà della metà, e così via.

Qualcuno finì per segnalare agli amministratori il rischio di far sparire tutto il verde ma loro rimasero fedeli all’arte del compromesso, che era sempre andata bene al tempo dell’imperatore. Siccome i contestatori alzavano la voce furono bollati come fondamentalisti e fu tagliata loro la lingua.

Al ritorno il Gran Khan trovò un piccolissimo giardino in cui a malapena poteva prendere il sole.

Chiese conto ai suoi amministratori. Essi gli fecero notare che ogni anno erano riusciti a salvare la metà dei suoi giardini e, nello stesso tempo, erano riusciti ad accontentare i suoi potenti feudatari. L’imperatore li ascoltò e poi emanò il suo verdetto: ” Visto che non sapete valutare le conseguenze delle vostre scelte non siete degni di amministrare. E sarete ripagati della stessa moneta con cui avete giudicato.” E fece tagliare loro le braccia.

Ma niente è nuovo sotto il sole. Riporto dal libro di Isaia 5:8-10

8 Guai a quelli che aggiungono casa a casa, che uniscono campo a campo, finché non vi sia piú spazio, e cosi rimaniate soli ad abitare in mezzo al paese.

9 Alle mie orecchie l’Eterno degli eserciti ha giurato: «In verità molte case diventeranno una desolazione, grandi e belle case rimarranno senza abitanti».

L’infrastruttura che manca oggi è la natura.

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