Ode all’albero in novembre

Melo selvatico

È una soleggiata domenica di fine novembre, l’ideale per una passeggiata in città.

Vite canadese

Il cielo si apre sopra la nostra testa, di un blu come solo l’autunno sa darci: i gialli, i bruni, i verdi delle ultime foglie rimaste, i rossi della vite canadese e delle bacche dell’agrifoglio, esplodono all’improvviso.

Anche senza vento cadono le foglie. Prima una, poi l’altra, a volte due insieme. Sembrano dire: guardami, sto cadendo. Ascoltami, sto cadendo.

Sotto ai piedi c’è già un tappeto dai colori caldi, morbido e scivoloso, che porta l’odore inconfondibile di un nuovo autunno.

Sulle chiome spoglie, nell’intrico dei rami contro al cielo, si stagliano le palle dei frutti del liquidambar e del platano e i grappoli di samare degli aceri, quelle che cadono girando vorticose come le pale degli elicotteri.

Ci sono i frutti della paulonia che sembrano becchi di uccello, i lunghi bacelli della catalpa e della robinia.

Catalpa

Quando gli alberi si denudano la corteccia mette in risalto il disegno unico delle sue placche, le macchie gialle e bianche dei licheni, le screpolature che raccontano che non è più di primo pelo.

Platano

Il platano è inconfondibile con la sua mimetica; la betulla elegante e bianca; la liscia corteccia bruno rossa dei ciliegi e dei pruni con i suoi tipici tagli orizzontali.

Poi ci sono i bagolari con la base del tronco a forma di zampa di elefante, gli ippocastani con le loro castagne matte, dure e lucenti, i tigli con le foglie cuoriformi e asimmetriche, ormai gialle e macchiettate. Gli olmi coi giovani rami ricoperti di creste di sughero. Qualche fico con le sue ruvide foglie ricorda i profumi dell’estate, gli abeti e i pini resinosi le montagne innevate.

Quanti sono gli alberi a Milano?

Castagne matte dell’ippocastano

Quelli anteriori alla guerra sono pochi perché i milanesi si sono scaldati con la loro legna quando anche da noi mancava tutto.

Quando meno te lo aspetti trovi specie rare venute dall’Asia e dall’America. L’albero delle lanterne cinesi, il ginko biloba. la sofora del Giappone, le magnolie dalle foglie scure e lucide che a primavera sembrano candelabri di fiori bianchi morbidi come seta.

E i fruttiferi? Meli selvatici, peri, kiwi, nespoli, ciliegi, cachi, con le loro palle arancioni che sembrano decorazioni di Natale.

In ogni disegno di chioma, in ogni foglia osservata da vicino possiamo trovare una grande bellezza sotto casa.

Per conoscere gli alberi non ci vuole fretta. Ogni tanto lasciamoci incantare da un portamento fiero o contorto, da un colore, da una curiosità.

A cominciare dagli alberi davanti alla finestra, se abbiamo la fortuna di poterli vedere, o del parchetto sotto casa. Io ho un bel cedro del Libano, sempreverde, con l’esile punta su cui ogni tanto ondeggia appoggiato un merlo a guardare dall’alto il giardino.

Prendiamoci il tempo di scattare una foto. Possiamo usare tante app gratuite che riconoscono subito la pianta per noi: una tra tutte, Plantnet. Dare un nome a un albero è come farcelo amico.

Gli alberi sono sempre lì, nei nostri giardini, nei parchi pubblici, nei viali, a farci ombra d’estate, a darci ossigeno, a bloccare il particolato, a inebriare api impollinatrici al momento della fioritura, a proteggere cinciallegre, pettirossi, fringuelli e ora anche qualche pappagallo.

A offrirci quel verde di cui l’occhio umano ha bisogno per restare connesso al mondo dei viventi, che sempre si rinnova.

Il 21 novembre è stato dichiarato per legge Giornata nazionale degli alberi incoraggiando le iniziative per piantare e conoscere questi importanti cugini della famigia dei viventi.

Milano, che ne ha tanto bisogno, cerca di fare la sua parte per piantare sempre più alberi, e curarli fino a che diventano robusti e con radici capaci di trovare l’acqua anche nelle estati secche.

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Platano

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Liquidambar

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